In un periodo storico in cui si parla tanto di vaccini e reazioni avverse correlate, è interessante approfondire il tema legato al cosiddetto effetto nocebo, ossia l’esatto opposto del più conosciuto effetto placebo (che indica la capacità curativa di un prodotto che non esercita alcun effetto biologico, ma che di fatto ci fa stare meglio in virtù della profonda fiducia che il paziente nutre nella sua efficacia).
Per effetto nocebo si intende, al contrario, una reazione avversa scatenata dalle aspettative negative del paziente rispetto ad una terapia farmacologica percepita come dannosa e nociva.
Reazioni immaginarie?
La risposta è no: il paziente che sperimenta l’effetto nocebo vive realmente delle situazioni di malessere che potremmo definire di origine psicosomatica (quindi non dovute direttamente all’effetto biologico della terapia in questione) ma non per questo meno reali. Semplificando, il paziente sta realmente male in seguito alla somministrazione di un vaccino o all’assunzione di un farmaco, ma questo non ha nulla a che vedere con un possibile effetto collaterale che il prodotto assunto può aver effettivamente causato.
Uno studio Israeliano dimostra la frequenza dell’effetto nocebo
Da una sperimentazione condotta dal Beth Israel Deaconess Medical Center della Harvard Medical School, i cui risultati sono stati pubblicati dal Journal of the American Medical Association (Jama), sono emersi dati interessanti. La sperimentazione ha preso in esame dodici studi clinici che hanno coinvolto 45.380 volontari, dei quali 22.578 hanno ricevuto placebo (soluzione salina) e 23.817 il vaccino anti Covid (sia vaccini a mRNA, che a vettore virale che vaccini proteici). I partecipanti non erano ovviamente al corrente di cosa gli sarebbe stato somministrato (se vaccino o soluzione salina). Va inoltre specificato che lo studio non ha preso in esame reazioni avverse gravi.
Cosa è emerso dalla sperimentazione?
I test hanno dimostrato che, all’interno del gruppo che aveva ricevuto una iniezione di soluzione salina (placebo), buona parte dei soggetti ha sperimentato reazioni avverse sia dopo la prima dose, che dopo la seconda dose, reazioni causate appunto dall’effetto nocebo.
In particolare, dopo la prima somministrazione:
- circa il 35% dei soggetti che avevano ricevuto il placebo (soluzione salina) ha sperimentato effetti avversi come mal di testa e stanchezza, mentre il 16% ha lamentato dolore al braccio, gonfiore e arrossamento nel sito di iniezione.
Dopo la seconda somministrazione:
- il 32% del gruppo “placebo” ha segnalato eventi sistemici (mal di testa o stanchezza) e il 12% ha segnalato reazioni locali (gonfiore o arrossamento al sito di iniezione)
In conclusione, nonostante la percentuale di effetti avversi riportati da chi aveva ricevuto effettivamente i vaccini fossero più elevate, è chiaro che gli effetti avversi riportati da chi aveva invece ricevuto inconsapevolmente il placebo sono stati causati da fattori diversi, estranei ai vaccini.
C’è da sottolineare inoltre che sintomi come mal di testa, affaticamento, dolore e arrossamento al sito di iniezione, che lo studio ha appunto dimostrato essere frequentemente correlati all’effetto nocebo, sono tra gli eventi avversi più comuni sperimentati dopo la vaccinazione anti Covid.
Cosa dimostrano e perché sono importanti sperimentazioni di questo tipo?
Studi come quelli pubblicati dal Journal of the American Medical Association aiutano a comprendere come, in alcuni casi, le reazioni fisiche sperimentate da chi assume un farmaco o, ad esempio, si sottopone ad un vaccino, possono essere influenzate e causate dallo stato psichico della persona, dalle sue convinzioni e aspettative, da una situazione di ansia o stress, dal condizionamento dovuto ad esperienze personali, dall’osservazione degli effetti sperimentati da altre persone e molto altro. Pertanto, più la persona che assume un trattamento farmacologico sarà preoccupata e scettica, tanto più frequente sarà il presentarsi di reazioni avverse.
Sebbene di origine psicosomatica, ribadiamo che si parla di reazioni fisiche reali. In questo risiede l’importanza di studiare il fenomeno ed approfondirlo. Come afferma sulle colonne di Repubblica Salute Roberta Villa (laureata in medicina e chirurgia e da trent’anni giornalista scientifica sui temi della salute) “Studiarne i meccanismi serve piuttosto a controllarli meglio e a mettere a punto una strategia comunicativa mirata e più adatta, che aiuti le persone a superarli.“
Per approfondire
I risultati completi dello studio condotto dal Beth Israel Deaconess Medical Center della Harvard Medical School sono disponibili sul sito del Journal of the American Medical Association, alla seguente pagina: Frequency of Adverse Events in the Placebo Arms of COVID-19 Vaccine Trials.
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